domenica 17 ottobre 2010

IINCHIESTA SULLE VILLE DI BERLUSCONI AI CARAIBI AD ANTIGUA

martedì 1 giugno 2010

BERLUSCONI INSULTA TUTTI A BALLARO' NON CONCEDENDO REPLICA RIATTACCANDO IL TELEFONO

giovedì 20 maggio 2010

MARCO TRAVAGLIO E LA CRICCA APPALTOPOLI ad ANNOZERO

SANTORO PARLA DI SE E DELLA RAI E ANNOZERO


Se Santoro attacca La RAI, Il PD ed i partiti, i gionalisti, qualche dubbio c'è. Il corriere della sera nelle parole di Aldo Grasso che dice " Masaniello della tv e venditore ambulante di liberta' ".
Caro Aldo Grasso... Santoro ci mette la faccia, voi altri ci mettete un volto nero, compreso RAI, e tutti quanti gli altri che hanno in mano il potere.
L'italiano che guarda e ascolta ANNOZERO si e' reso conto di tutto.
Santor si emergerà a saladino della democrazia, ma è l'unico credibile.

In bocca al lupo a voi di potere oscuro.

SANTORO PARLA DI SE E DELLA RAI E ANNOZERO


Se Santoro attacca La RAI, Il PD ed i partiti, i gionalisti, qualche dubbio c'è. Il corriere della sera nelle parole di Aldo Grasso dice " Masaniello della tv e venditore ambulante di liberta' ".
Caro Aldo Grasso... Santoro ci mette la faccia, voi altri ci mettete un volto nero, compreso RAI, e tutti quanti gli altri che hanno in mano il potere.
L'italiano che guarda e ascolta ANNOZERO si e' reso conto di tutto.
Santoro si emergerà a saladino della democrazia, ma è l'unico credibile.

In bocca al lupo a voi di potere oscuro.

mercoledì 19 maggio 2010

PUNTI CALDI SUL BAVAGLIO DDL INTERCETTAZIONI, sì alle condanne per editori e giornalisti

Via libera della commissione Giustizia della Camera alle norme del ddl intercettazioni che inaspriscono le condanne per i giornalisti e puniscono gli editori con il pagamento di una somma che potrà arrivare ai 464mila euro. L'emendamento del governo approvato dalla commissione Giustizia prevede che per la pubblicazione degli atti, vietata per legge, il giornalista rischi l'arresto fino a due mesi e il pagamento di un'ammenda dai 2mila ai 10mila euro. Se invece ad essere pubblicate saranno le intercettazioni, la condanna sarà sempre l'arresto fino a due mesi, ma l'ammenda aumenterà: dai 4mila ai 20mila euro. In più, per il giornalista, si prevede la sospensione temporanea dalla professione.

Stesse condanne per chi compie riprese e registrazioni fraudolente. Su questo punto, però, ieri sera però erano state approvate delle esimenti: non verrà condannato chi compirà questo tipo di registrazione o ripresa per motivi legati alla sicurezza dello Stato; se si tratta di un giornalista professionista nell'esercizio del diritto di cronaca; se realizzate nell'ambito di una controversia giudiziaria o amministrativa. La Commissione Giustizia del Senato ha anche bocciato gli emendamenti soppressivi della norma che prevede il pagamento per gli editori di una somma che potrà arrivare ai 464mila euro.

La parola fine sul percorso parlamentare del ddl intercettazioni non è stata ancora scritta, ha detto Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, promettendo battaglia in aula sul provvedimento. «Il ddl ha subito tante modifiche e contiene tante incoerenze che non ho ancora capito cosa verrà fuori». Ma a chi le chiede se lo scontro politico, una volta approvata la nuova legge possa sfociare nella richiesta di un referendum popolare promosso dall'opposizione, Finocchiaro risponde: «Questo non lo so». Il ddl sulle intercettazioni, sottolinea il capogruppo dell'Italia dei valori in commissione Giustizia al Senato, Luigi Li Gotti, «rappresenterà un intervento devastante e un arretramento vistoso nella lotta al crimine. Taglierà le gambe all'informazione».

No dell'Udc al provvedimento. «L'Udc non condivide né il metodo né il merito - ha sottolineato il presidente dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia - del provvedimento sulle intercettazioni». Di parere opposto il portavoce del Pdl Daniele Capezzone. «Il Governo e la maggioranza, sulle intercettazioni, si muovono coniugando legalità e garanzie dei cittadini». Nel 2007, ha sottolineato, sono state intercettate 124mila persone in Italia e solo 1. 700 negli Usa, che hanno cinque volte la nostra popolazione. «È una follia, che richiede un giro di vite, a tutela del diritto dei cittadini italiani a non essere spiati e schedati. È gravissimo che l'opposizione non capisca o faccia finta di non capire».

L'abc del decreto incentivi 2010

Sono saliti a 19 i prodotti che godranno dei bonus previsti dal decreto legge sugli incentivi, varato venerdì scorso dal Consiglio dei Ministri. La lista, contenuta nel provvedimento attuativo dello Sviluppo economico, spazia dagli elettrodomestici, alle cucine, agli immobili ad alta efficienza energetica, alle moto, alla banda larga per gli under 30. L'incentivo scatterà a richiesta (al rivenditore) e per tutto il 2010, ma fino a esaurimento delle risorse (sul piatto ci sono 300 milioni, di cui 200 finanziati dal gettito della lotta all'evasione). L'operazione, che inizialmente doveva partire il 6 aprile, è slittata al 15 aprile. Ecco una rapida sintesi di tutti i bonus previsti, assieme alle altre novità (dalle attività edilizie libere, alla lotta alle frodi fiscali, al piano porti) contenute nel decreto incentivi e nel decreto attuativo.

Adeguamento direttiva Ecofin (articolo 2). L'aspetto preso in esame riguarda, in primo luogo, le notifiche ai contribuenti non residenti in Italia, che si considerano validamente effettuate con la spedizione della raccomandata (con avviso di ricevimento) all'indirizzo di residenza estera rilevato dai registri dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero o a quello della sede legale estera risultante dal registro delle imprese. La notifica ai contribuenti non residenti è poi validamente effettuate qualora i medesimi non abbiamo comunicato al Fisco l'indirizzo della loro residenza o sede estera o del domicilio eletto per la notificazione degli atti. Le nuove disposizioni in materia di notificazione operano simmetricamente anche ai fini della riscossione.

Agevolazioni ricerca nel settore tessile (articolo 4, commi da 2 a 4). Viene escluso dell'imposizione sul reddito d'impresa il valore degli investimenti in attività di ricerca industriale e di sviluppo pre-competitivo finalizzate alla realizzazione di campionari fatti dalle imprese che svolgono le attività previste alle divisioni 13 o 14 della tabella Ateco e cioè: ricerca e ideazione estetica; realizzazione dei prototipi; preparazione del campionario o delle collezioni; promozione del campionario e gestione del magazzino campioni. L'agevolazione è nel limite complessivo di 70 milioni di euro e decorre dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2009 e fino alla chiusura di quello in corso alla data del 31 dicembre 2010. Per quanto concerne il meccanismo di applicazione, l'agevolazione consiste in una deduzione dal reddito d'impresa e opera indipendentemente dal conseguimento di reddito imponibile. La deduzione può essere fatta valere solo in sede di versamento del saldo delle imposte sui redditi dovute per il periodo di imposta di effettuazione degli investimenti e non ha effetto per la determinazione degli acconti dovuti per il periodo di imposta successivo. L'agevolazione può essere fruita nel rispetto del limite previsto dal regolamento sugli aiuti di importanza minore (c.d. de minimis) fino all'autorizzazione della Commissione europea.

Attività edilizia libera (articolo 5). Si liberalizzano, rendendole quindi non più soggette neanche alla dichiarazione di inizio attività attualmente richiesta, numerose attività edilizie, quali tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e alcuni interventi di manutenzione straordinaria, nel caso che non riguardino le parti strutturali dell'edificio, non comportino aumento del numero delle unità immobiliari e non implichino incremento rispetto ai parametri urbanistici esistenti. Meno vincoli anche per alcuni interventi volti all'eliminazione di barriere architettoniche, per le opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo e movimenti di terra strettamente pertinenti all'esercizio dell'attività agricola, per le serre mobili stagionali, per le opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni, per i pannelli solari, fotovoltaici e termici, senza serbatoio e per le aree ludiche senza fini di lucro e gli elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici. La norma fa salve eventuali disposizioni più restrittive previste dalle leggi regionali, le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali, nonché le altre normative di settore disciplinanti l'attività edilizia, quali, ad esempio, le norme antisismiche, antincendio, e quelle contenute nel Codice dei beni cultuali e del paesaggio. Si prevede, poi, che al fine di semplificare il rilascio del certificato di prevenzione degli incendi per tali attività, il certificato stesso, ove previsto, sia rilasciato in via ordinaria con l'esame a vista. Gli interventi, quindi, previsti dall'articolo possono essere iniziati previa semplice comunicazione, anche per via telematica, all'amministrazione comunale, allegando le autorizzazioni eventualmente richieste dalla normativa di settore e, nel caso di interventi di manutenzione straordinaria, anche i dati identificativi dell'impresa che eseguirà i lavori.

Banda larga per i giovani. Contributo di 50 euro a favore di persone fisiche tra i 18 e i 30 anni per una nuova attivazione di banda larga. L'importo complessivo stanziato per questa misura è 20 milioni.

Il dovere di difendere la libertà di stampa

DUNQUE da oggi chi sbaglia paga? Prendiamo in parola il presidente del Consiglio e la sua voglia improvvisa di legalità, nata dal vortice dello scandalo Scajola, dalle paure del caso Bertolaso, dal "sistema" di scambio tra appalti di Stato e favori privati che si allarga ogni giorno di più sotto le poltrone traballanti del suo governo. C'è una strada maestra per fare sul serio dimostrando che il governo intende stroncare questo andazzo e attaccare frontalmente il malaffare: il premier si rivolga al Parlamento e blocchi la vergogna della legge sulle intercettazioni telefoniche, in nome della libertà d'indagine, della libertà di stampa e del diritto dei cittadini di essere informati, fondamento di ogni democrazia.

È altrettanto vergognoso, e incomprensibile, che non ci sia una mobilitazione generale di tutto il mondo dell'informazione, dalla stampa alla radio-televisione a Internet. Qui non è una questione di destra o sinistra, ma un problema di diritti fondamentali, del loro esercizio, del dovere di informare e del diritto di conoscere e sapere. È un tema di libertà, nel quale si mette in gioco quel soggetto fondamentale delle democrazie occidentali che è la pubblica opinione: ciò che distingue un regime da un sistema aperto, con un libero mercato del consenso basato sulla trasparenza e sull'accesso alla conoscenza e all'informazione.
Diciamo subito che le intercettazioni sono una parte del problema: ma diventano la formula-richiamo per far intendere ai cittadini che il governo si preoccupa soltanto di tutelare la loro privacy.

Chi vuole infatti essere ascoltato nelle sue private conversazioni? Non è forse giusto garantire la libertà di tutti, evitando abusi ed eccessi? Ma gli abusi e gli eccessi sono un falso di Stato. Due anni fa il Guardasigilli ha detto che "una grandissima parte del Paese è intercettata e il numero delle intercettazioni è assolutamente ingiustificato in base al numero degli abitanti e all'ordinamento giuridico". Bene. In realtà i telefoni intercettati in Italia nel 2009 sono 120 mila, che tenendo conto del giro vorticoso di schede e utenze usate dai criminali e delle proroghe corrispondono a meno di 80 mila cittadini, vale a dire lo 0,2 per cento della popolazione. Ecco il falso: aggravato dalla circostanza che il numero dei "bersagli" (come si dice in termine tecnico) intercettati è sceso di 5 mila unità nel 2009 rispetto all'anno precedente, che il costo per lo Stato è fortemente diminuito e che l'80 per cento degli ascolti, addirittura, riguarda reati di criminalità organizzata.

Dunque, che cosa deve temere il cittadino? L'unico interesse generale da tutelare è la garanzia che non venga violata - come talvolta è accaduto, per colpa della pubblicazione affrettata degli atti sui nostri giornali - la riservatezza di persone che non hanno nulla a che vedere con le indagini, quando le loro conversazioni non sono rilevanti per l'inchiesta. Ma per rimediare a questo problema, abbiamo avanzato da tempo una proposta: un'udienza stralcio davanti ad un giudice terzo in cui le parti, e la magistratura ovviamente tra queste, si assumano una precisa responsabilità, stabilendo che cosa è rilevante ai fini processuali e che cosa è insignificante. Ciò che non ha peso per l'accertamento giudiziario deve essere distrutto o secretato, e certamente a questo punto devono scattare sanzioni durissime per chi lo diffonde o lo divulga su un giornale. Mentre ciò che ha un rilievo per l'inchiesta può essere divulgato perché è giusto che l'opinione pubblica conosca i meccanismi attraverso cui si realizza non solo la fattispecie di un reato, ma talvolta un vero e proprio sistema criminale di rilevanza sociale.

Il problema può dunque essere risolto facilmente, in fretta e alla radice. Ma qui, invece, l'obiettivo è quello di tutelare i potenti dal rischio di essere intercettati dal magistrato che cerca prove per un reato e dal pericolo di vedere quelle conversazioni-prova pubblicate dai giornali. E in particolare si punta a tutelare quella particolare categoria di potenti - gli uomini politici - che deve sottoporsi al giudizio della pubblica opinione, e dunque teme l'"accountability", il dover rendere conto del proprio operato, la trasparenza delle sue azioni. Ovviamente, una larga parte del mondo politico condivide il principio della responsabilità e del rendiconto. Ma il governo, con ogni evidenza, vuole evitarlo. Ecco dunque la ricerca di norme congiunte che da un lato rendano più difficili, più limitate, più ristrette le intercettazioni e dall'altro renda addirittura impossibile ai giornali pubblicare non solo i verbali delle conversazioni legittimamente registrate, ma le notizie stesse delle inchieste giudiziarie.
Con questo sistema si crea dunque un doppio "vuoto", uno nell'area delle indagini penali e l'altro nell'informazione che i cittadini hanno il diritto di ricevere su queste indagini. I criminali verranno aiutati: la pubblica opinione verrà invece sottoposta ad un regime di tutela, con il divieto di conoscere e di sapere ciò che avviene nel mondo della giustizia, negli ambienti del crimine, in quella zona critica dove i suoi stessi rappresentanti politici vengono talvolta colpiti da un'iniziativa giudiziaria.

Poiché siamo davanti ad un terremoto politico e di potere, ben più che penale, dentro il mondo impaurito del governo e del sottogoverno, è molto difficile non pensare che la sordità parlamentare e la fretta della destra berlusconiana per far approvare la legge siano una vera e propria operazione di salvaguardia in corso d'opera. Il ministro Scajola è un testimone esemplare di questo riflesso politico di difesa e d'attacco: le intercettazioni sul G8 infatti hanno messo in movimento il piano inclinato che ha fatto ruzzolare il ministro davanti all'opinione pubblica, non alla magistratura. Dunque, se con una mano il governo paralizza le intercettazioni o le limita drasticamente, e con l'altra impedisce semplicemente che i giornali informino i cittadini, un caso Scajola non si verificherà mai più. Il Parlamento voterà obbediente, i telegiornali magnificheranno la difesa della privacy, qualche giornale strepiterà e gli altri volteranno pagina: incombe o no il campionato del mondo di calcio? Che c'è di meglio, direbbe il saggio Confalonieri, per distrarsi un po'?

E invece siamo davanti ad un vero e proprio test per il circuito di funzionamento della nostra democrazia. Sul piano delle indagini, con l'irragionevole limite prefissato alla durata delle intercettazioni, con l'impossibilità di usare gli ascolti per fare altre registrazioni, se emerge dai nastri l'ipotesi di un diverso reato, gli effetti sono evidenti: non ci sarebbe stata l'inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia, sarebbe già saltata l'inchiesta sul G8 e la Protezione Civile, si sarebbe bloccata l'indagine di Trani su Rai e Agcom con le pressioni del presidente del Consiglio per bloccare Santoro e la Dandini, sarebbero saltate le prove che a marzo hanno consentito l'arresto a Milano di sette persone sospettate di traffico d'armi con l'Iran, sarebbe diventato molto più difficile documentare la tangente da 10 mila euro per il consigliere comunale milanese Milko Pennisi del Pdl.
L'operazione è completata con il bavaglio alla stampa. Nessuna notizia potrà infatti essere pubblicata d'ora in poi su qualsiasi atto, nominativo, verbale che abbia a che fare con un'inchiesta in corso. L'obbligo al silenzio per i giornali dura fino alla chiusura delle indagini preliminari, cioè per un periodo di tempo che nella media va in Italia dai quattro ai sei anni e che in qualche caso patologico arriva fino ai dieci. L'opinione pubblica sarà dunque all'oscuro dei grandi reati e delle grandi inchieste per anni e anni, in forza di un divieto tombale di Stato, che blocca l'informazione. Le sanzioni sono pesantissime: carcere fino a due mesi, ammende da 2 a 10 mila euro per "pubblicazione arbitraria", galera fino a sei anni per la "talpa". In più, con una sanzione fino a 465 mila euro a notizia nei confronti delle aziende editoriali (che il Guardasigilli chiama l'"ente") si obbligano gli editori ad adottare specifici "codici di condotta" a loro salvaguardia: ciò comporta che l'editore abbia un suo interesse autonomo, collegato ma distinto da quello del giornalista, a far sì che non si pubblichino determinate notizie. Si spinge cioè l'editore a intervenire nei contenuti di un giornale, cosa che in un sistema sano non avviene, pur avendo l'editore la piena potestà sulla parte che lo compete, fino a decidere la sostituzione del direttore. Infine, la pressione del governo sull'Ordine dei giornalisti, perché il disegno di legge impone al pubblico ministero di informare "immediatamente" l'Ordine su chi ha violato il decreto di pubblicazione, e in più prevede la sospensione dall'esercizio della professione fino a tre mesi.

Il quadro è chiaro. Con il risultato che gli indagati potranno fare dichiarazioni sulle inchieste a cui sono sottoposti e i giornalisti non potranno replicare, non conoscendo gli atti. E con il rischio che nel divieto di trasparenza e nel silenzio di Stato si gonfi fuori da ogni responsabilità istituzionale una bolla di voci sulle indagini, di allusioni e di sospetti che potranno essere usati a piacimento e fuori da ogni controllo di legittimità: anche come arma politica, e soprattutto da chi controlla i mezzi d'informazione e ha già dimostrato ampiamente e con successo di saper killerare con false notizie i suoi critici.

Entreremo dunque in una fase di ricatti sospesi, di calunnie e di allusioni. Con giornali dimezzati, magistrati limitati, cittadini disinformati. Insieme con le leggi ad personam e il conflitto d'interessi questa censura di Stato è il terzo elemento che trasforma l'anomalia berlusconiana in un regime. L'opposizione non sembra consapevole del pericolo, il mondo dell'informazione nemmeno, dunque il governo va avanti. Ma ci sono battaglie che devono essere combattute indipendentemente dai rapporti di forza: lo faremo.

martedì 18 maggio 2010

ANEMONE STORIE DI APPALTI PUBBLICI CON CRICCA PARENTALE - BALLARO' 18/05/2010

LIPPI E I 28 CONVOCATI IN CONFERENZA STAMPA -FUORI GROSSO - NON HO DEBITI DI RICONOSCENZA

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